Il divario tra donne e uomini quando si parla di discipline STEM è ancora molto ampio, sebbene negli ultimi anni siano stati fatti dei passi in avanti per rendere l’accesso alle discipline scientifiche più equo e soprattutto più inclusivo.
A partire da questa considerazione, al fine di rendere l’accesso alla scienza più inclusivo e paritario, nel 2015 l’ONU ha dichiarato l’11 febbraio come la Giornata Mondiale delle Donne nella scienza.
Il numero delle ricercatrici donne ha subito un aumento rispetto al passato, ma la strada da percorrere è ancora lunga come viene confermato dagli ultimi dati:
- Le ricercatrici donne rappresentano soltanto il 33%, mentre solo il 12% è presente nelle Accademie Scientifiche
- In alcuni settori emergenti, solo un professionista su cinque è una donna
- Nel 2020 in Italia la percentuale di donne che ha conseguito una laurea in discipline scientifiche è stata del 18,9% contro il 39,2% dei ragazzi.
Il divario persiste se si considera anche la fase post-universitaria ed in particolare il fatto che le donne, una volta inserite nel mondo del lavoro, continuano ad essere penalizzate in termini di retribuzioni salariali.
Il gender-gap, infatti, porta le donne a ricoprire ruoli non in base alle proprie scelte, ma in base a ciò che viene accettato socialmente. Questo il motivo per cui nell’Agenda 2030 degli obiettivi dello sviluppo sostenibile è stato inserito quello di “raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze” (SDG numero 5-10).