La pandemia ha sicuramente accelerato il processo di ridefinizione degli ambienti di lavoro: lavorare da casa e sperimentare spazi digitali hanno messo in discussione la vecchia credenza secondo cui l’unico workplace fosse quello aziendale. La necessità, quindi, è stata quella di ripensare i modelli organizzativi del lavoro e idearne nuovi.
Abbiamo imparato, infatti, che esistono anche altri luoghi per lavorare: il progetto Hub Quarter, promosso da eFM già nella fase pre-Covid, ha come obiettivo proprio quello di favorire un passaggio da una visione centralizzata dell’Head Quarter all’Hub Quarter, ovvero uffici diffusi e distribuiti sul territorio che daranno la possibilità alle persone di scegliere il posto in cui lavorare.
L’idea è quella di creare un ecosistema di luoghi e di esperienze per costituire un Workplace Hub efficace dal punto di vista di engagement, learning e integration e di costruire nuove tipologie di comunità con nuovi sistemi di welfare e benefit che si adattino alle esigenze delle persone.
Il centro direzionale non sarà completamente eliminato, ma ripensato come un punto di ritrovo di esperienze e opportunità che siano in grado di creare il valore necessario per motivare lo spostamento e la presenza fisica nella sede centrale e per migliorare la qualità del lavoro e della produttività.
A sostegno di questa iniziativa, eFM ha introdotto anche la piattaforma MYSPOT, per aiutare le persone a scegliere spazi sia interni che esterni, sia fisici che digitali in base alle esigenze lavorative.
A tutto ciò si è aggiunta anche l’introduzione di un’Accademia dell’Ingaggio o Accademia dell’Engagement: in eFM l’accademia nasce dall’idea che ci sia bisogno all’interno della società di figure professionali nuove, gli engagers, che connettono persone con background e skill diversi, agevolano la connessione tra persone e luoghi e svolgono un lavoro di personalizzazione di contenuti formativi sulle comunità locali su temi come l’efficientamento energetico, la ridistribuzione dei flussi, l’equilibrio vita lavorativa e personale, ma anche l’impatto sociale: grazie all’introduzione della figura degli engagers sarà possibile stimolare nuove creatività, nuove relazioni non solo all’interno dell’azienda ma anche nel territorio e nelle comunità locali.